martedì 5 luglio 2011

FALLING SKIES: la Terra occupata da creature aliene


I telefilm a cui la critica ha fatto riferimento per cercare di trasmettere l’argomento e le sensazioni di fondo del nuovissimo Falling Skies (su Fox da oggi 5 luglio, ore 21.00, dopo che ha debuttato negli USA su TNT solo il 19 giugno) si sprecano: The Walking Dead, Battlestar Galactica, Jericho, V-Vistitors, V, Lost, Invasion, Survivors, War of the Worlds, Outcasts e perfino Terra Nova che deve ancora debuttare, in virtù della presenza per entrambe di Steven Spielberg come produttore esecutivo. La verità è che questa serie ideata da Robert Rodat (Salvate il Soldato Ryan) - che ha scritto la prima parte del pilot, con la regia di Carl Franklin - non ha la qualità e la sottigliezza di metà dei titoli succitati. Lo spessore è più del tipo del film Independence Day, anche se poi chiaramente, molto dipende anche dal segmento che si guarda. Già nella seconda metà del pilot, che ha la regia di Greg Beeman, si è notata la scrittura qualitativamente superiore di Graham Yost (Justified).

Siamo sullo sfondo dello scenario distopico di una Terra che ha subito un’invasione e occupazione aliena, da parte di creature che assomigliano a una sorta di ragni giganti, con sei zampe: gli Skittle, li chiamano in originale (al momento del mio scrivere, non ho avuto modo di vedere la versione italiana), “creature che corrono velocemente”, si potrebbe dire con una parafrasi per rendere il senso del nome, ma altri personaggi li chiamano anche Cootie, dal nome, informano, di un gioco per bambini. Gli Skittle si avvalgono anche di robot bipedi denominati (sempre in originale) Mech (che ricordano, anche troppo, una sorta di siloni dell’universo di Galactica), che sparano delle letali luci laser. Non è chiaro che cosa vogliano o da dove vengano. Tutto è distrutto e a spezzare la monotonia ci sono solo guerriglia urbana, esplosioni di raffiche di proiettili o bombe. Gli esseri umani che non vengono uccisi vengono fatti schiavi e seguono come zombie gli alieni dopo che sono stati attaccati da una sorta di “parassita” che si attacca alla loro spina dorsale.

Protagonista principale è Tom Mason (Noah Wyle, ER), un a questo punto ex-insegnante di storia americana dell’Università di Boston che fa parte di un gruppo di resistenza che si è denominato Second Massachussets, un rimando alla Rivoluzione Americana, a cui si fa spesso riferimento con dei parallelismi che sono forse l’aspetto più originale di questa allegoria, anche se non è il solo riferimento storico fatto nel corso della serie. Tom ad un certo punto soppesa (letteralmente, oltre che figurativamente) quale fra due libri portarsi via, da un ammasso ai bordi di una strada: fra 20.000 leghe sotto i mari di Verne e Racconto di due città di Dickens sceglie quest’ultimo. L’ex-professore ha con sé due dei suoi tre figli, l’adolescente Hal (Drew Roy) e il piccolo Matt (Maxim Knight), mentre il terzo è prigioniero degli alieni. Tom vuole andare a liberarlo, anche se il resto del suo gruppo di sopravvissuti, guidati dal capitano Weaver (Will Patton), un ex-veterano della Guerra del Golfo, sono impegnati in un esodo dalla città di Boston. Fra i personaggi di maggior rilievo spicca anche una pediatra, la dottoressa Anne Glass (Moon Bloodgood) e il capo ribelle di una gang, uno dei personaggi più intriganti, non per niente introdotto in 1.02, John Pope (Colin Cunningham).

La serie fantascientifica tocca molte tematiche legate alla premessa: la sopravvivenza, l’eroismo, il cibo, le armi, la realtà civile versus quella militare, la fede, l’infanzia (al progetto c’è attaccato il nome di Spielberg dopotutto)… Non dice molto però. Il risultato finale è parecchio vecchio stile e scialbo, anche monotono a tratti.

2 commenti:

  1. se non si hanno pretese troppo alte, è una visione decente. certo, non ha una grande originalità e in effetti è un po' old style. però il tocco spielberghiano la rende guardabile...

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  2. Concordo che sia una visione in fondo decente. Purtroppo devo ammettere che mi ha molto irritato la prima parte del pilot per l'assenza ingiustificata di qualunque donna che non fossero un paio di comparse che servivano del cibo e forse il medico la cui sola frase in partenza è stata di sminuire il proprio ruolo professionale. Non mi sono sentita "insultata e aggredita" come donna come è successo con "The Walking Dead", che è insopportabilmente maschilista, ma che ho trovato fatto molto meglio. Qui però non c'era una donna che fosse una. Non è piacevole sentirsi completamente ignorati senza ragione. In una certa misura me lo svaluta. La seconda parte del pilot ha riscattato la prima con il commento metatestuale di Yost (lo sceneggiatore) che ha fatto dire a Pope (il personaggio) che c'era una presenza gettone per ogni categoria. Vale davvero come commento per la prima parte, mi sono detta.

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