venerdì 9 settembre 2011

Il BECHDEL TEST


Il blog Femminile Singolare ripropone in un post una riflessione annosa: “ci si aspetta che i film (e i libri, i telefilm, etc.) con protagonisti maschili siano adatti, e rivolti, a tutto il pubblico, che siano universali insomma (gli uomini sarebbero l’umanità intera, donne comprese, assimilate tout court all’esperienza maschile), mentre quelli con protagoniste femminili sono considerati rivolti solo alle donne (le donne sono solo donne, l’estensione a tutto il genere umano non vale per la prospettiva femminile, nemmeno per riflessione complementare alla maschile)”. E ricorda un test ideato già nel 1985, noto come Bechdel Test - dal nome dell’ideatrice (una fumettista) ma conosciuto anche con i nomi si Bechdel-Wallace Test, Mo Movie Measure, Bechdel Rule - che è una sorta di cartina tornasole della presenza delle donne al cinema o in TV che è interessante provare a fare nei film o nei programmi che si guardano, per rendersi conto se ci sono bias (pregiudizi, diciamo) di genere.

Il test chiede di porsi tre domande molto semplici: ci sono nel programma due o più personaggi femminili che abbiano un nome? Quei personaggi parlano fra loro? E, se  così, parlano qualcosa che non siano uomini? Sembrano regole sufficientemente semplici. La gran parte dei film però fallisce miseramente.

E la TV? Così a occhio e croce, si va molto meglio. Non è un caso che già nel ’95, la prima delle 10 ragioni indicate dalla rivista Entertainment Weekly per cui la televisione è meglio del cinema era che in TV le donne prosperano. Troppo spesso però si assiste a quello che viene chiamato il “Principio di Puffetta”, ovvero c’è una sola donna di fronte a una pletora di personaggi maschili, nonostante le donne costituiscano una metà circa dell’umanità, gli uomini hanno varie “personalità” mentre le donne sono “la femmina”, e quando ci sono più donne non sono che una versione “femminilizzata” di personaggi maschili già esistenti. Il Bechdel Test non è una garanzia che magari il film o il programma non siano poi misogini di per sé, ma è comunque un interessante spunto di riflessione.

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