sabato 25 giugno 2016

ORPHAN BLACK: la quarta stagione


È terminata con gran parte dei personaggi in pericolo di vita la quarta stagione di Orphan Black. La prossima, in cui inevitabilmente ci sarà la risoluzione dei cliffhanger, è già stata annunciata come l’ultima. Questa intanto è stata molto rinvigorita dal ritorno alle origini, guardando a quello che era accaduto prima della morte di Beth, evento che aveva dato per noi origine alle vicende. È stato saggio poi concentrarsi sul progetto Leda (e potevano mancare “visioni” di un cigno da parte di Rachel?), lasciando da parte i Castor (Ari Millen), presenti solo in un “esemplare”, Ira, l’amante di Susan Duncan (Rosemary Dunsmore). In primo piano di nuovo la Neolution con larve robotiche impiantate nelle guance di alcuni personaggi e la BrightBorn, un progetto segreto ossessionato dall’idea del miglioramento della specie umana mascherato da clinica per la fecondazione assistita.

La bravura di Tatiana Maslany nell’interpretare i vari cloni lascia sempre sbalorditi. Ci si deve attivamente ricordare che non sono veramente persone diverse. Quest’anno Krystal, l’estetista un po’ oca giuliva del gruppo, ha avuto con piacere più spazio, ed ha debuttato M.K, che si nasconde dietro a una maschera da pecora. È rimasto sempre per fortuna presente anche uno dei favoriti, Felix (Jordan Gavaris), che in questa stagione ha trovato la propria sorella biologica.

Ancora una volta non si può non notare quanto femminile sia la creazione di Graeme Manson e John Fawcett. E in proposito rimando alle osservazioni già fatte per la terza stagione. Forse ancor più marcato è ora il “lavoro di gruppo” delle donne. “Stiamo facendo tutto questo per tutte le sorelle” dice ad un certo punto, verso la fine, Sarah. E questo è il messaggio di fondo una volta in più. Le donne lì dove collaborano possono ottenere grandi cose. Conoscersi e riconoscersi come sorelle, come sestras per usare la loro terminologia, è la via costruttiva e positiva. Rachel, che contro di loro combatte perché non vuole vederle come tali, è la cattiva della situazione.

Il femminismo della serie è talmente voluto da far sì che tutti i titoli delle puntate della stagione siano citazioni di Donna J. Haraway che, da quello che rivela la voce Wikipedia che la riguarda, è Distinguished Professor Emerita nel Dipatimento di Storia della Coscienza e del Dipartimento di Studi Femministi della University of California, Santa Cruz (USA) ed è un’autrice che ha riflettuto e scritto molto sul tema della scienza e tecnologia in rapporto al femminismo – tutti i titoli della terza stagione erano tratti dal discorso d’addio di Dwight Eisenhower, quelli della seconda dai lavori di Sir Francis Bacon e quelli della prima da L’Origine delle Specie di Darwin. 


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